Viviamo negli spazi, circondati da spazi, ma spesso sfuggono alla nostra percezione e comprensione. Lo spazio è una dimensione che diamo per scontata, una realtà che non necessita di essere interrogata, indagata, riconosciuta, nominata. Ci sembra che lo spazio, più o meno antropizzato, semplicemente esista e che costituisca lo sfondo imperturbabile, dato una volta per tutte, delle nostre attività quotidiane.
A ben guardare non esiste un unico spazio, ma una moltitudine di spazi del quotidiano, secondo esperienze e funzioni diverse e, come ci insegna Georges Perec, “vivere è passare da uno spazio all’altro cercando di non farsi troppo male”.
Agli esseri umani non è dato esistere in astratto, ma si è sempre collocati e situati in qualche luogo. Saper nominare, descrivere e significare i luoghi che abitiamo attraverso le nostre pratiche di vita e artistiche ci sembra dunque un modo per riappropiarci di una dimensione costitutivamente umana, l’esserci nel mondo come esperienza corporea e percettiva, che spesso non siamo più in grado di riconoscere e valorizzare.
Noi siamo in grado di rendere vivi gli spazi attraverso le azioni, individuali e collettive, che compiamo in essi. Gli ambienti sono animati e reinventati dai percorsi di vita delle persone che le abitano, dall’intreccio delle loro storie, memorie e relazioni. Allo stesso tempo i luoghi condizionano e plasmano le nostre attività, quello che ci è possibile e non possibile fare e producono in noi reazioni emotive, sensazioni corporee, pensieri, ricordi, connessioni.
Il vero protagonista di questa nostra esperienza di attraversamento dei luoghi è dunque il nostro corpo che si muove all’interno di spazi connessi gli uni agli altri. I movimenti, le azioni e i gesti prodotti dal corpo hanno la loro origine nelle sensazioni e emozioni percepite e di queste ultime ne costituiscono l’espressione e la messa in scena. Ma il corpo è anche il nostro luogo primario, la prima casa, la prima città che abitiamo, cassa di risonanza delle tracce prodotte su di sè dai luoghi.
Il focus di questo progetto sono le “mappe emozionali” che, di un territorio, di uno spazio urbano, rappresentano le qualità soggettive, i significati personali; raccontano una storia da un particolare punto di vista, ma sono anche un utile strumento per dar corpo ai beni immateriali di una comunità: quei beni che di un territorio costituiscono il patrimonio relazionale, sociale, collettivo attraverso le narrazioni, la memoria, le pratiche di vita e le esperienze delle persone che lo abitano.
Le mappe realizzate durante le ore di laboratorio saranno il frutto di un insieme di pratiche corporee, creative e artigianali proposte e guidate dalle artiste e esperite dai partecipanti. Ogni ragazzo/a sarà chiamato/a a ricostruire (ma anche a reinventare) il tragitto emotivo della porzione di mondo che abita, con particolare attenzione al proprio territorio, al fine di produrre mappe emozionali, corporee, grafiche e materiche durante le giornate di laboratorio previste.
I gruppi di partecipanti saranno accompagnati e sollecitati a vivere un’esperienza articolata di mappatura emotivo-cognitiva-corporea del proprio territorio, guidati dalle esperte attraverso un percorso a tappe.
Le principali attività previste dal progetto saranno:
- Esplorazione dello spazio urbano e del paesaggio naturale attraverso camminate nei punti significativi del territorio oggetto del laboratorio.
- Saranno introdotti, durante gli itinerari, input visivi e concettuali (immagini e parole scritte) e stimolate pratiche corporee (esperienze somatiche dello spazio);
- “Riscrittura” corporea degli spazi attraversati durante le esplorazioni esterne. I partecipanti saranno chiamati a sperimentare e a rintracciare le risonanze emotive e corporee legate alle esperienze vissute e a rielaborare le sensazioni evocate da un particolare segno o spazio traducendolo in gesti, movimenti, azioni;
- Attività individuale di creazione delle mappe emozionali rappresentative dello spazio vissuto e immaginato. I partecipanti prenderanno confidenza con i materiali proposti per la realizzazione delle mappe e si procederà con la parte pratica e creativa dell’esperienza. Ciascun partecipante produrrà un proprio lavoro creativo (una mappa grafica, materica, tattile, tridimensionale o bidimensionale) facendo uso di materiali molto semplici e delle tecniche del disegno e del collage. Ai partecipanti saranno costantemente forniti spunti, indicazioni, suggerimenti anche attraverso la visione di immagini di esempio o ispirazione;
- Restituzione dialogica e collettiva delle mappe create e di quanto appreso durante l’intero percorso laboratoriale;
- Traduzione delle forme visive create (mappe emozionali) in partiture di movimenti corporei (performance: mappe incarnate, mappe viventi).
L’obiettivo primario della proposta di laboratorio è stimolare, promuovere e incentivare:
- l’educazione al vedere e al percepire;
- il valore cognitivo delle immagini (quelle create a mano dai partecipanti, ma anche quelle mentali sollecitate dall’esperienza, quelle sottoposte all’attenzione dei partecipanti dalle due esperte ecc..) nella valorizzazione e riscoperta dei territori;
- la conoscenza, l’esplorazione e risignificazione degli spazi urbani e naturali attraverso esperienze somatiche e di movimento;
- la valorizzazione dei beni immateriali dei territori (storie, emozioni, idee, ricordi e percezioni degli abitanti/partecipanti);
- la fruizione collettiva dello spazio pubblico attraverso modi originali e inclusivi di partecipazione;
- forme di manualità artigianale e creativa capaci di dare corpo a punti di vista alternativi sul reale.
Al termine del percorso proposto i/le ragazzi/e acquisiscono o rinforzano la capacità di riconoscere e dare valore alle proprie percezioni, emozioni e memorie dei luoghi attraverso la manualità e la corporeità. I grandi protagonisti al centro dell’esperienza, lo spazio e il corpo, vengono analizzati, esperiti e vissuti da molteplici prospettive e punti di vista. La relazione tra corpi diversi nello spazio si rivela dinamica, non solo come conflitto, ma anche come molteplicità di voci e corpi, come mezzo potente di conoscenza e trasformazione del mondo. Tale relazione, complessa e sfaccettata, può aspirare ad essere condizione di dialogo e empatia tra individui, passando attraverso il riconoscimento e l’identificazione di luoghi, parole, vite, immagini, conflitti e desideri che fanno parte della propria biografia. Il percorso “Mappe in movimento” ha come punto di partenza l’individuo, il sé, ma la direzione verso cui si muove è la collettività, l’insieme delle connessioni e degli intrecci tra culture, geografie e biografie diverse.
In collaborazione con Laura Scudella, coreografa, danzatrice, insegnante di teatro fisico, pedagogista.